Non vedi, che ne so, impiegati alle poste neri, non vedi i poliziotti neri, non vedi insegnanti neri. Secondo me avere dei modelli di riferimento è una cosa fondamentale.
The Story
Sono Marcello e ho 26 anni. Sono italo-senegalese: mio padre è senegalese e mia madre italiana. Ho quasi sempre vissuto a Colli Albani, che comunque è un quartiere abbastanza particolare. C'è sempre poca presenza di persone di seconda generazione. Per fortuna ho avuto l'opportunità di viaggiare tramite mia madre, e mi sono sempre relazionato a varie altre culture e realtà, piuttosto che magari soltanto quella della periferia di Roma. “Periferia” fino a ‘na certa, siamo comunque a Colli Albani.
Io non mi sono mai ritrovato nell’identità africana. Mai. Cioè, so di essere africano. Mi ci riconosco perché ho fatto tutto un tipo di processo che è stato anche quello di andare in Africa, di avere un rapporto con quella che è la mia origine e la mia famiglia in Senegal. Però, fondamentalmente, sono cresciuto con mia mamma che è bianca ma che non ha una mentalità identificabile con quella tradizionale italiana.
Quindi alla fine non sei né italiano, né africano, né italo-africano, cioè non riesci a identificarti con nulla. È particolare, perché è una cosa che secondo me non è che la vivo solo io perché sono afro-italiano, afro-discendente. È una cosa che possiamo vivere tutti: anche un italiano con genitori italiani, può sentirsi di non appartenere a una certa cultura. Secondo me il fatto di dover definire delle connotazioni, dei comportamenti, anche tutta una serie anche di pregiudizi con una cultura, è una cosa sbagliatissima. È quello che ci porta ad avere tutte queste manifestazioni di poca percezione dell’altro. In un mondo dove tutti sono tolleranti non può essere tollerata l’intolleranza. Se tu hai un pregiudizio, io posso provare a cambiare la tua idea in tantissimi modi. Ma non sono totalmente in grado di cambiarti. Soltanto parlando con te, facendoti vivere, vedere, percepire le cose in un altro modo, potrei essere in grado di cambiarti o comunque di mostrarti un altro lato della medaglia.
Io penso che crescere in una società che ti estromette da una parte e che ha sempre un occhio puntato su di te dall'altra sia estremamente controverso. Quindi tanti ragazzi che crescono in questa dualità di culture di appartenenza, spesso sentono di avere più da dimostrare, ma non agli altri, proprio a sé stessi.
Alla fine il problema è anche che in Italia non ci sono figure di riferimento in tantissimi ambiti. Non c'è... Non vedi, che ne so, impiegati alle poste neri, non vedi i poliziotti neri, non vedi insegnanti neri. Secondo me avere dei modelli di riferimento è una cosa fondamentale.
Infatti, al momento sto affacciando questo progetto che cerca di mettere insieme vari artisti e designer emergenti. Un progetto che vuole essere più inclusivo e multiculturale possibile perché più le persone entrano a contatto con gli altri, più riescono a scambiarsi qualcosa.
In fin dei conti non c'è diversità tra esseri umani. C'è una diversità perché il contesto sociale in cui viviamo ci porta a percepire queste differenze. Ma alla fine siamo tutti della stessa specie.